Quando abitavo sul lago di Bracciano capitava che d’estate, tornato dal lavoro, prendessi il parapendio e me ne andassi in decollo.
Al tramonto la brezza di mare si è ormai calmata, il lago incomincia a restituire il calore accumulato nel corso della giornata creando un’ascendenza molto debole, appena quanto basta a non perdere quota.
In volo sul lago in aria calma chiudevo gli occhi, mollavo i comandi e mi sdraiavo nell’imbrago. Pace e relax unici, scanditi da un saltuario bip del variometro.
Questo volo serale appagante e rilassante ha un prezzo, perché in quel posto non c’è un atterraggio che non sia il decollo stesso. Significa che per atterrare in sicurezza devi prima fare quota e se non ci riesci devi atterrare in palude, che è solo 180mt più in basso, tra la vegetazione e con poco spazio per manovrare. Un atterraggio difficile specialmente a quell’ora, senza vento e con poca visibilità .
Ci sono piccoli segnali da cogliere per capire qual’è il momento ultimo per riuscire a tornare in decollo con il minimo di quota per atterrare, a quel punto bisogna farlo velocemente ma con mano leggera per non perdere preziosi centimetri.
Come ci si può rilassare in condizioni di incertezza?
Il volo, tra le altre cose, insegna ad accettare il fatto che non abbiamo il controllo su tutto.
Insegna ad accogliere un certo grado di incertezza nei limiti della confidenza che abbiamo nelle nostre competenze e nella nostra capacità di far fronte ai potenziali imprevisti.
Il volo, in fondo, è una metafora della vita.
che dire!! realta’ descritta perfettamente