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La vigna

vigna

Anni ’90.

All’improvviso mi accorgo di essere basso, troppo basso. Sono sopra ad una vigna.
Prima non ci avevo fatto quasi caso e invece vista da così in basso mi sembra una vigna sterminata.
Come è potuto succedere? Come posso essermi fatto sorprendere?
In fondo avrò già  fatto cinque o sei voli, ho esperienza da vendere.

Davanti a me la vigna è infinita, mi sembra che i filari si congiungano in un puntino lontano all’orizzonte.
Mi guardo dietro. Dietro c’è meno vigna.
Dall’alto della mia esperienza di cinque o sei voli la decisione scatta in un attimo: tiro il comando e mi giro col vento in culo. Al momento mi sembra la cosa più sensata.
Però come si fila col vento da dietro, come scorre veloce la vigna adesso poco sotto ai miei piedi.
Mi allineo tra i filari perché i pali di cemento devono essere duri a questa velocità .

Mentre mi concentro per stare al centro e filo veloce col vento in culo, con la coda dell’occhio vedo un contadino. Ha smesso di lavorare e mi guarda.
E’ preoccupato, si capisce. Mica per me, per la sua vigna.
Mi sembra di incrociare per un attimo il suo sguardo preoccupato mentre mi guarda con le braccia conserte sul suo attrezzo da lavoro appoggiato a terra.

Per essere preoccupato lo ero già  ma guardando il contadino, il suo sguardo, il suo attrezzo, lo sono un pochino di più.
I pensieri scorrono veloci, penso che deve essere difficile correre più veloce di un contadino se sei appena finito in mezzo ad una vigna e sei ancora tutto imbragato.
Intanto gli ultimi pali della vigna passano veloci pochi centimetri sotto ai miei piedi. Subito dopo tocco terra sul piccolo sterrato.
Mi viene una capriola perfetta da paracadutista, più avanti me ne vanterò ma è successo assolutamente per caso.

Tutto impolverato ma incolume, alzo lo sguardo e incrocio quello del contadino. Non servono parole quando due esseri umani si fissano negli occhi, il linguaggio dello sguardo è universale ma non è un messaggio di solidarietà  umana quello che percepisco, anzi.
Faccio la vela a fiocco e mi incammino come se niente fosse, con l’illusione che possa sembrare tutto calcolato.

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