‘Look: this is war’ mi dice Rahmah mentre guardiamo le esplosioni in cielo.
Lunedì scorso (6 dicembre 2021) ero a Riyadh (Arabia Saudita) cenando all’aperto non lontano dall’aeroporto. A dicembre le temperature sono assolutamente gradevoli.
Ad un certo punto vediamo alcune luci salire in cielo seguite da esplosioni. Inizialmente mi sembrano lanterne che però stranamente paiono convergere. Poi un’esplosione molto luminosa e altre minori.
‘Look: this is war’.
Rahmah ha vissuto da vicino la guerra del golfo nella città in cui viveva. Quando arrivavano i missili la madre le faceva indossare la maschera antigas.
Queste cose me le racconta poco dopo, mentre camminiamo verso la macchina. In quel momento mi dice solo, con aria quasi tranquilla, che con ogni probabilità erano razzi terra-aria della difesa saudita che intercettavano un missile proveniente dallo Yemen.
Più tardi in auto controllo twitter: la stampa locale effettivamente parla di missili balistici dallo Yemen almeno uno dei quali verso l’aeroporto di Riyadh, quello da cui nel giro di poco più di ventiquattro ore dovrei decollare per tornare in Europa.
È difficile per me valutare la gravità della situazione.
Il consolato americano dirama quasi subito un avviso per gli americani a Riyadh con alcune raccomandazioni: se senti le sirene scendi ai piani bassi, stai lontano da pareti esterne e finestre, appoggiati ad un muro portante .. cose del genere.
Apro l’app dell’unità di crisi della Farnesina pressi cui avevo registrato il mio viaggio ma non c’è nulla, stessa cosa sul sito della Farnesina e su quello del consolato.
Più tardi vado a letto pensando alle parole di Saeed: ‘Don’t worry, Saudi air-force is good’. Mi affido alla contraerea e mi addormento.
La mattina successiva controllo ancora Farnesina e consolato ma non c’è nulla.
Trovo la notizia su agenzie e testate francesi, spagnole, tedesche ma non trovo nulla in italiano, neanche un trafiletto.