Sarebbe bello se il mondo si dividesse in bianco e nero, buono e cattivo, prosciutto cotto e prosciutto crudo. Purtroppo non è così semplice.
Io ho un solo neurone, quindi per me il prosciutto è il prosciutto, fine. Quello cotto lo abolirei, quindi quando sente “prosciutto” il mio neurone vede il crudo.
Sarebbe bello se “cotto” e “crudo” fossero solo due aggettivi, due attributi.
Sarebbe bello se “prosciutto cotto” e “prosciutto crudo” indicassero due prodotti. Non è così, questi termini in realtà indicano due quartieri. Due interi quartieri del supermercato, quelli dietro al bancone.
Io cerco sempre di tenermi lontano da quelle zone, è così bello il mondo del pre-confezionato, che acchiappi al volo senza neanche fermarti e lanci nel carrello. Ma oggi è giorno di sfide e la prima sfida inizia quando lei ti guarda, inclina leggermente la testa in direzione di quei due quartieri e dice “prendi un po’ di cotto e un po’ di crudo”.
Si è già voltata e se ne sta andando, ma non mi faccio fregare, non sono nato ieri e ormai ho i riflessi pronti.
La sfida infatti consiste nel farmi commettere due errori: la quantità e la varietà . Sulla seconda so di non avere scampo, nei quartieri del prosciutto non azzecchi mai quello giusto, per definizione, ma almeno sulla prima, sulla quantità , non mi faccio mica fregare.
Prima che sia sparita alla vista chiedo “due etti ciascuno vanno bene?”.
L’ho detto che non sono nato ieri: la domanda chiusa è fondamentale. Ad una domanda chiusa puoi rispondere con un si o con un no. Se chiedessi “quanto ne prendo?” non otterrei un bel nulla. “Fai tu”, e sarei al punto di partenza.
Con questa domanda, che viene da anni di esperienza sul campo, ho qualche chance in più. Infatti le scappa un “si” e sono a posto. Oggi me la cavo con un solo errore e faccio anche la figura dell’uomo deciso ma che non fa tutte le scelte da solo.
Mezzo punto in più che mi servirà per mitigare quelli che perderò per aver scelto la varietà sbagliata.
Ora inizia la seconda sfida.
Mi avvicino al banco, prendo il numero e già il bastardo al di là del vetro con la coda dell’occhio mi osserva e accenna un ghigno.
Sto cercando di non farmi trovare impreparato, soppeso velocemente con lo sguardo tutto il quartiere del crudo, valutando al volo dimensione, forma e colore. Il mio neurone mi dice che sono assolutamente tutti uguali, facendomi perdere tempo prezioso. Nel frattempo il sadico si sta avvicinando per chiedermi “desidera?”.
“Due etti di crudo, per favore”. Non faccio a tempo a finire che già sta sferrando il colpo: “quale?”.
Dai dai dai, pensa, un nome lo sapevo, mi facevo i panini con…. solo un attimo di esitazione e: “San Daniele, grazie”. Tiè, maledetto bastardo, ti è andata buca oggi eh?
Lui non si scompone e dice: “Quale?”.
Maledetto, non aspettava altro, il ghigno si amplifica quando mi legge la sorpresa sul volto.
Che cazzo vuol dire “quale”? Pensavo di averti dato l’equivalente delle coordinate GPS a decimillesimo di grado e mi chiedi “quale”?
Si è accorto di aver vinto, il sadico. Non posso non ammetterlo e con lo sguardo gli concedo la vittoria, si impietosisce e mi aiuta: “dolce o saporito?”.
“Dolce grazie”. Dolce come te tenerone che non sei altro, vammi a prendere ‘sto cazzo di prosciutto che non è finita, ci aspetta il secondo round.
I prosciutti sono tutti uguali, specialmente il cotto, mi dice il neurone, cambia solo il prezzo.
Idea!
Il bastardo non ha neanche finito di chiudere la confezione e per non darmi un vantaggio mi chiede: “vuole altro?”. Non vuole darmi il tempo di pensare.
Stavolta ti ci faccio credere: “Due etti di cotto, grazie”.
Sulla prima “a” di grazie sta già chiedendo “quale?”.
Ma stavolta non mi trova impreparato: “QUELLO IN OFFERTA!”.
Tiè! Manco ci metto il grazie stavolta, prenditela in quel posto! Il secondo round è mio! E non dirmi che non c’è niente in offerta perché c’è SEMPRE qualcosa in offerta. Da qui devi sempre uscire convinto di aver risparmiato.
Il sadico stavolta accusa il colpo, lo sguardo si fa mesto e so di aver vinto.
Sono soddisfazioni.